è nato da una riflessione sorta a seguito di uno dei tanti dibattiti che in Italia periodicamente si accendono in riferimento alla legge che ha regolato l'interruzione volontaria della gravidanza (legge 194). In particolare, vista la complessità e la delicatezza della questione, che, inevitabilmente, tocca aspetti etici, sociali, religiosi... che tocca questioni riguardanti la libertà personale e la definizione stessa di vita nonchè la questione dell'esistenza dell'anima, più che trovare delle risposte, mi sono sorte diverse domande....
... fino a che punto lo Stato, la Chiesa, la cultura .... gli altri .... possono intromettersi in una decisione che potrebbe essere ritenuta intima e personale? ... chi dà il diritto a qualcuno, e non importa il suo titolo, per decidere al posto di qualcun altro che non sia nell'impossibilità di farlo? ... fino a che punto la nostra sfera strettamente privata può essere violata dagli altri? In particolare ... dove inizia la nostra sfera privata e dove finisce l'ambito sociale? .... perchè al dramma della donna che intende interrompere la gravidanza, per motivi che non sapremo mai sondare fino in fondo, si vuole aggiungere anche il giudizio e la colpa nei confronti della società?
.... quale sarebbe il danno provocato alla società che non sia già scontato dalla donna che attraversa questa esperienza?
... e soprattutto perchè la voce delle donne spesso passa in secondo piano anche quando, come in questo caso, le tematiche toccano direttamente il mondo femminile?