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Gordes 062014

Serie di 10 libri d'artista con le tracce fotografiche della performance 062014 corredati da memorabilia ed interventi manuali.

Appunti
, riflessioni e aneddoti dell'artista

rassegna critica

GORDES 062014 
Andrea Fallini*
«Gordes 062014» è la cronaca di un esperimento artistico che Barbara Zanconato ha voluto condurre in occasione di «Disintegration», la sua prima mostra personale al di fuori dei confini italiani, tenuta a Gordes, nel sud della Francia nella seconda parte di giugno 2014. Questa esperienza ha rappresentato per l’Artista un saggio su diversa scala delle reazioni che il pubblico aveva manifestato di fronte alle sue opere nelle precedenti mostre, una sorta di test per verificare se l’empatia che i suoi lavori hanno sempre saputo suscitare fosse legata ad un fatto di affinità geografica oppure se questa sua capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore risultasse indipendente dal background e dall’ origine nazionale. 
Per fare questo Zanconato ha utilizzato la sua produzione artistica più recente per proporre a Gordes, splendido villaggio della Provenza, meta di turisti provenienti da tutto il mondo, una performance in mostra ad un pubblico diverso e più variegato.  
Questo volume rappresenta la traccia fisica di questa performance, basata sulla continua presenza dell’Artista a disposizione dei visitatori mirata anche a cogliere direttamente dal pubblico quelle fugaci reazioni, spontanee ed epiteliali, che molto spesso non sono descrivibili a parole ma che solo i corpi, le espressioni del viso e degli occhi sanno rendere.  Questo approccio, peraltro già utilizzato dall’Artista nelle sue precedenti mostre italiane, raggiunge qui un nuovo traguardo e una maggiore consapevolezza. La consapevolezza di una più matura visione e funzione dell’arte che è di comunicare e di far comunicare ciò che sempre di più, oggi, sembra sparire dall’attenzione comune: l’importanza e la ricchezza del nostro mondo interiore, le sensazioni ed i sentimenti più profondi, le nostre speranze ed i sogni più nascosti.  
Per Zanconato l’arte ha sempre avuto la funzione di ricongiungerci con la parte più intima e nascosta di noi stessi perchè nella attuale e comune prospettiva, dominata da un sinergico mix di consumismo e materialismo, non siamo altro che macchine, automi biologici votati al profitto personale, caratterizzati da comportamenti standardizzati, condizionati da messaggi morali e pubblicitari che esortano alla omologazione e alla competizione, ingabbiati in una interminabile serie di regole che, a diversi livelli, delimitano sempre più lo spazio per il libero sviluppo e l’agire personale.  In questo scenario, la nostra parte emotiva viene trascurata, anzi, dimenticata e repressa. Sentimenti, ideali, predisposizioni, sogni, passioni profonde subiscono una continua opera di compressione, sospinti verso i luoghi più reconditi del nostro animo, compensati da un senso di benessere, di appagamento di facciata certificato, agli occhi degli altri, dagli status symbols che di volta in volta vengono acquisiti mediante comportamenti votati all’interesse ed al potere personali. Non è tanto importante essere felici ed appagati ma apparire felici e, possibilmente, mai appagati. Inoltre, le relazioni umane diventano sempre più virtuali, anche quando le distanze sono minime, mediante sistemi che ci mettono in contatto in tempo reale, in qualsiasi luogo e che, piano piano, prendono il posto delle relazioni dirette, dell’empatia che nasce dal contatto dei corpi e degli sguardi, dall’espressione dei visi, dal gesticolare delle mani, dall’intensita’ e dal tono della voce, …  
E’ in questo quadro di riferimento che si attua la poetica artistica di Barbara Zanconato e che la sua arte acquista la sua dimensione: quella di ricordarci l’esistenza di un nostro mondo interiore dimenticato, di incoraggiarci ad  esplorarlo, di sorreggerci ed aiutarci a scoprire la vera parte di noi stessi che ci rende unici, convinta anche che questo sia il primo passo per la costruzione di relazioni umane e sociali più reciprocamente empatiche ed appaganti… 

Come detto, a Gordes, Zanconato ha compiuto un ulteriore passo avanti nella messa a fuoco della sua personale visione dell’arte trasformando l’occasione di una mostra personale in una performance di due settimane in cui l’Artista, come uno sciamano, si è messa a disposizione del suo pubblico per aprirgli la strada e per guidarlo in una diversa dimensione, spirituale ma altrettanto reale di quella quotidiana, in cui vivere con lei, per alcuni momenti, la profondità della dimensione interiore che è, per lei, caratteristica della natura umana, in cui provare e apprezzare l’appagamento che deriva dal condividere in modo diretto e sincero, sogni e speranze, ansie e delusioni, esperienze dolorose ma anche scoperte di rinascita e di successo.  A questo scopo, l’Artista, presentando una inedita serie di lavori che rappresentano frammenti del suo mondo interiore, ha inconsciamente invitato gli spettatori a specchiarsi nei dipinti e nelle sculture con lo scopo di vedersi e, magari, ritrovarsi, e comunque (ri)accorgersi dell’esistenza di un diverso livello di coscienza.  Inoltre, ha predisposto un allestimento estremamente coinvolgente per agevolare l’immersione del pubblico in uno scenario particolarmente intimo e psicologico, caratterizzato da diversi elementi simbolici (ad esempio i sassi disposti a terra sopra i poetici testi che ha posto alla base delle opere) che hanno fatto da contraltare ai numerosi simboli e rimandi che caratterizzano da sempre le sue creazioni.  Al centro della Chapelle des Penitents Blancs una sinuosa installazione ha accolto una serie di Livres d’Artiste (che, nati come bozza di un possibile catalogo della manifestazione, sono poi divenuti opere compiute, ognuna diversa dall’altra), come tanti diari personali di possibili vite parallele.  Infine ha inserito se stessa nell’environment così predisposto,  per osservare il pubblico e le sue reazioni e a disposizione per momenti di contatto profondo, in cui le parole, anche a causa della variegata diversità delle lingue in gioco, hanno lasciato lo spazio a diverse modalità e livelli di comunicazione, forse più diretti, personali e sinceri: abbracci, strette di mano, sguardi, sorrisi, espressioni del corpo, oltre che messaggi nel Livre d’Or.  E questa è stata la performance condotta: lo scambio di energia che si è attuato tra l’Artista, archetipo, prototipo vivente di una umanità ideale, aperta al dialogo ed alla condivisione, sciamano-guida verso una dimensione dimenticata, ed i molti predisposti alla immersione in se stessi dall’environment che era stato allestito e dalla forza emotiva delle opere esposte. Uno scambio profondo che si è impresso nel pubblico, tanto è vero che, in molti casi, la performance, in quanto effetto empatico, è proseguita anche dopo l’uscita dei visitatori dalla Chapelle des Penitents Blancs, spingendoli a ritornare per ricambiare in parte la trasfusione di energia ricevuta. 

Con Barbara Zanconato la performance come atto artistico assume una nuova connotazione: non più momento di provocazione o di esibizione, d’altronde sono passati gli anni ‘60 e ‘70 in cui le performances incarnavano momenti di reazione di fronte ai tabù della società del tempo ed affermazioni della individualità personale, così come sono passati anche gli anni ‘80 e ‘90 in cui molti atteggiamenti trasgressivi sono stati fagocitati dal sistema consumistico per farne elementi dello show-business; così come appaiono lontane anche molte delle performances glamour-chic della fine degli anni ‘90 e degli anni 2000.  La sua accezione di performance è di un momento di intenso scambio empatico ed energetico tra l’Artista ed il pubblico, di azione sciamanica, da parte dell’Artista, di agevolazione della (ri)scoperta della profonda e nascosta parte del sè da parte del pubblico. Una sorta di azione di proselitismo condotta dall’Artista, convinta che sia necessario raggiungere una massa critica per capovolgere il paradigma della mentalità corrente e quindi operare la trasformazione della società. Azione di proselitismo che, a suo avviso, passa attraverso l’esperienza diretta, da parte dello spettatore, di questa diversa dimensione metafisica. Questo si attua tramite l’Artista, che dispone dell’energia e della sensibilità per stabilire questo contatto e della forza e capacità di guidare il visitatore nel profondo di se stesso. E’ solo grazie a questa esperienza diretta che il singolo può arrivare a percepire, e di conseguenza accettare, l’esistenza di qualcos’altro, di una diversa prospettiva di sè e del mondo. E questo, per l’Artista, rappresenta il primo passo in vista di un più radicale cambiamento della società, che ponga l’essere umano e la sua umanità al centro dell’interesse collettivo.  
Anche Zanconato, come altri artisti e performers prima di lei, in sostanza, manifesta una reazione di fronte alla società del suo tempo. Va pero’ tenuto in conto che, rispetto ai primi anni ’60, che hanno visto la nascita e lo sviluppo delle performances come gesti artistici, si è assistito alla caduta di tutte le ideologie alternative al capitalismo (diventato nel frattempo globalizzazione); inoltre dal punto di vista tecnologico e culturale i grandi progressi scientifici, da una parte, e la disponibilità di alta tecnologia alla portata di tutti, dall’altra, hanno rafforzato e generalizzato la visione deterministica della scienza creando un mix il cui risultato è quello di un materialismo tecno-capitalistico globale nel quale il singolo appare come un piccolissimo ingranaggio all’interno della macchina sociale ed economica globale.   
Di conseguenza, non c’è da stupirsi che Zanconato abbia messo al centro delle sue performances non l’esibizione del corpo (nè dell’artista nè di eventuali comparse) nè la conduzione di azioni provocatorie o raccapriccianti, bensì la sua aura personale che pervade l’environment (da lei predisposto con opere ed installazioni) tale da immergere il pubblico in un mondo immateriale, psicologico ed emotivo nel quale stabilire quelle relazioni, con se stessi e con gli altri, e permettergli di testare, per alcuni momenti, l’esistenza ed il calore di una diversa dimensione umana. Da questo punto di vista, anche il suo abbigliamento in mostra assume una certa rilevanza: la scelta è quella di presentarsi in modo inatteso ma senza assurgere ad una posizione di distanza sacerdotale.  Se da una parte è vero che per lei l’Artista fa da tramite affinchè il pubblico possa prendere contatto con una dimensione immateriale, a differenza del sacerdote di diverse religioni, che si frappone tra uomo e Dio mantenendo l’esclusiva del contatto col divino, nelle sue performances conduce lo spettatore con sè per fare in modo che questi possa testare direttamente la realtà metafisica dell’empatia umana, convincersi dell’esistenza di questa componente di fatto negata dalla nostra mentalità, dalle nostre abitudini, dalla visione materialistico-scientifica di oggi.

In questo volume sono presentati i diversi passaggi della performance che Zanconato ha condotto a Gordes.  
Nella prima sezione «Setting Up», viene dato risalto al lavoro, spesso dimenticato, di progettazione e predisposizione dell’environment raccontato direttamente dall’Artista. Nelle sezioni successive, «Vernissage» e «Exhibition», sono documentati l’inaugurazione dell’evento e l’environment predisposto nella Chapelle des Penitents Blancs. La sezione «Livre d’Or» riporta i commenti principali e più significativi lasciati dai visitatori e perciò rappresenta, di fatto, la tangibile evidenza della performance messa in atto. I commenti sono seguiti da aneddoti ed osservazioni dell’Artista. La sezione finale, «With the Artist», presenta alcuni ritratti di Zanconato, con le sue mises, corredati da alcuni pensieri dell’Artista. 
*introduzione alla serie di libri d'artista
"Gordes 062014"